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Leiji Matsumoto a Torino

todayGennaio 23, 2020 25

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Leiji Matsumoto a Torino

Ho voluto aspettare il rientro del Maestro in Giappone, prima di scrivere del mio incontro. Come sapete tutti, purtroppo, Leiji Matsumoto ha accusato un malore durante la sua visita nella nostra Torino. Ma di questo argomento si è parlato a sufficienza, e in alcuni casi anche troppo.

Vorrei invece parlare dell’emozionante incontro che ho avuto con lui, grazie all’Associazione Culturale Leiji Matsumoto. L’appuntamento è in un lussuoso hotel in centro di Torino, giovedì 14 novembre, la classica serata sabauda, il cielo grigio, una leggera pioggia, sentire le storie del passato del Maestro, in questa ambientazione, mi ricorda le serate con mio nonno, che mi raccontava le sue avventure di gioventù.

Ci presentiamo in 3, tutti in cosplay, Diego, Dave e Matteo, rispettivamente Capitano Dan, Harlock e Susumu Kodai (Wildstar), e il prezioso Francesco Nicodemo, presidente dell’associazione e traduttore.

La prima domanda riguarda la Corazzata Yamato, visto che prima di partire per la guerra, le navi facevano delle parate, e la popolazione accorreva a vedere (l’idea mi è venuta guardando “Una Tomba Per Le Lucciole”). Ci chiedevamo se il piccolo Leiji l’avesse vista dal vivo. La risposta è no, ma il padre l’aveva vista, essendo un militare, precisamente un pilota dell’aviazione.

Negli anni 70, viene affidato un progetto al Maestro. Il lavoro è già partito, ma non convince gli sponsor, non si parla di Yamato ma di una avventura nello spazio, su di una nave asteroide (Icaro), ispirata al romanzo “Il signore delle mosche”. Nello stesso periodo, nel pensionato dove viveva il giovane Leiji, alloggiava un ex ufficiale, che aveva prestato servizio sull’incrociatore Mogami, una nave di scorta alla Yamato. Al militare erano stati affidati i progetti originali della Yamato, il suo compito era di nasconderli agli americani, ma ormai i 2 paesi erano in pace e quindi decise di farli vedere al Maestro. Scoprì con stupore che la corazzata era una nave all’avanguardia, molto tecnologica per l’epoca. Ora sapeva dov’era il motore, aveva tutti i disegni e questa cosa lo aveva appassionato, quindi ha pensato di renderla una nave spaziale.
Non volendo scrivere un fumetto di guerra, ha cambiato la grafia del nome, dagli ideogrammi del nome originale, al katakana, per cambiarne il significato. Potendo vedere i progetti, si accorse che la nave era dotata di tecnologie impensabili per l’epoca, automatismi che non necessitavano dell’intervento umano. Aveva un sistema di puntamento che metteva insieme diverse variabili. La velocità del proiettile, la direzione e altri parametri. C’era una combinazione di numeri che veniva visualizzata su un rudimentale display. Se questi parametri non mecciavano tra loro, schiacciando pulsante, il colpo non partiva, perché sarebbe stato un tiro a vuoto. Nei progetti c’era anche il radar sferico, che il Maestro ha portato anche sulla sua nave, per viaggiare nello spazio. Anche le paratie, che in caso di attacco sezionavano la nave, e per tagliare il fuoco e conservare ossigeno per le persone, sono state trasposte sulla Yamato. Sapeva tutti questi dettagli, perché aveva visto i progetti, che erano stati chiusi per anni in un baule.

Mentre racconta Matsumoto è divertito, allora ecco la seconda domanda, che riguarda la sua passione per la musica classica, come per Wagner, che ritroviamo in diverse sue opere animate. Il Maestro ascolta la musica classica fin dai tempi delle elementari.
Un suo amico d’infanzia ha perso il fratello in guerra. Gli aveva donato tutti i dischi del fratello defunto. In più tutti i dischi provenienti da case distrutte o abbandonate, che aveva raccolto e regalato al Maestro. Tra questi l’ottava sinfonia di Beethoven e la saga di Wagner. Queste opere lo hanno colpito molto, come anche le opere scientifiche sullo spazio, che leggeva sempre all’interno della scuola elementare. Quindi Leiji ha fatto una fusione di questi temi, che si riflettono sul fatto che lui ha vissuto veramente la guerra. Il padre era un pilota dell’aviazione, e quindi ha imparato che le persone sono nate per vivere, non per combattere! Il padre era molto amareggiato per essere tornato vivo, mentre tutti i suoi subalterni erano deceduti. Quando riceveva dei parenti, magari madri di giovani morti in guerra, davano contro a suo padre, perché lui era vivo, mentre il figlio che era sotto la sua responsabilità, non ce l’aveva fatta. Suo padre è stato il modello per il Capitano Okita (Avatar).

Nell’opera di Wagner, che lo ha appassionato fin da subito, gli piace il personaggio di Sigfrido, ma soprattutto la voglia di vivere di questi personaggi, che non si arrendono mai, che non perdono mai la speranza. Il fratello di Leiji ha ispirato invece il personaggio di Kodai (Wingstar). Il fratello faceva progettazioni di razzi spaziali.

Terza e ultima domanda: Dico al maestro di essere un appassionato di robot.
Danguard non è la classica serie robotica, si parla poco di robot e molto del rapporto tra i vari personaggi, anche per il Capitano Dan si è ispirato al padre e al suo rapporto con il figlio Takuma (Arin)? La risposta è si, nel Capitano Dan si riflette il padre, che gli ha dato un’educazione militare. Suo papà lo spingeva a fare delle scelte ben precise, come il Capitano Dan spinge il figlio a diventare il pilota del Danguard. Nonostante tutto, Leiji ha ringraziato il padre per gli insegnamenti, perché il Maestro avrebbe voluto fare l’ingegnere aerospaziale, ma la famiglia era in una situazione di povertà. Il padre era un ex militare che aveva perso la guerra. Matsumoto decide di rinunciare ad andare all’università, per lasciare spazio al fratello. Leiji lo ha fatto per aiutare la famiglia. Suo fratello è diventato ingegnere aerospaziale, e lui un fumettista, rinunciando al suo sogno. In futuro il maestro, entrerà in confidenza con un professore universitario, che in qualche modo gli fa capire che avrebbe avuto il talento per studiare come il fratello.

Ad un certo punto il Maestro si gira verso di me, e mimando un fucile mi dice “Gundam!”, sorridendo dice che il nome di Danguard in origine doveva essere Gundam, un nome che anni dopo fu usato da altri illustri autori.

Siamo ai saluti finali, foto di rito e la dedica sul mio manga di Danguard. E’ stato un incontro emozionante, come a Firenze un anno fa, quando a pranzo ci ha raccontato degli aneddoti, come quando aveva pilotato un aereo senza avere il brevetto, o delle donne del suo villaggio che aspettavano gli americani sulle coste, con la Katana sguainata.

Questo è Leiji Matsumoto, un avventuriero dell’universo. L’incontro successivo è stato tra il Maestro e Miaka, che ha parlato con lui da sola in giapponese…ma questa è un’altra storia, un’altra avventura.




Diego Getter
Author: Diego Getter

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Scritto da: Diego Getter

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